Il diavolo oggi è l’approssimativo

Verità & Riconciliazione
6 min readAug 29, 2022

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Il diavolo oggi è l’approssimativo. Per diavolo intendo la negatività senza riscatto…Nei discorsi approssimativi, nelle genericità, nell’ imprecisione di pensiero e di linguaggio…possiamo riconoscere il diavolo come nemico della chiarezza, sia interiore sia nei rapporti con gli altri…Dico l’approssimativo, non il complicato; quando le cose non sono semplici, non sono chiare, pretendere la chiarezza, la semplificazione a tutti i costi è faciloneria, e proprio questa pretesa obbliga i discorsi a diventare generici…Invece lo sforzo di cercare di pensare e d’ esprimersi con la massima precisione possibile proprio di fronte alle cose più complesse è l’unico atteggiamento onesto e utile
Italo Calvino

Proviamo di nuovo a riflettere insieme e a spiegare meglio la ragione per cui alcuni di noi sono alquanto colpiti da questa tardiva “scoperta” — pronta ad essere ufficializzata — che ogni malattia da virus vada trattata come tale lasciando anzitutto agire nei limiti del possibile la risposta dell’organismo (aumento della temperatura) anziché abortirla tout court e in secondo luogo predisponendo il più adeguato intervento medico in base agli effetti che il virus in questione produce su quello specifico organismo (ad esempio se genera o meno un’infezione batterica e così via), effetti visibili sono visitando il paziente e non certo abbandonandolo a sé stesso con un sostanziale divieto di visita come quello che è stato applicato dal momento in cui questo agente patogeno ha iniziato a colpire il territorio italiano.

Punto numero 1.
Per immettere sul mercato un farmaco sperimentale era necessario — da un punto di vista legale — che non esistessero cure adeguate ad affrontare la malattia, da cui il noto mantra “non abbiamo alternative!”. Ergo: avere o non avere una possibile cura a disposizione fa una differenza abissale perché su questa premessa si è fondato ogni altro ragionamento

Punto numero 2.
Se una cura c’era questa avrebbe con ogni probabilità impedito il sovraccarico del sistema sanitario. Tale sovraccarico rappresenta l’unico motivo per cui il diffondersi di un determinato agente patogeno in un determinato contesto può determinare uno “stato di emergenza” e dunque generare una serie di altri effetti a catena. Non basta, infatti dire “eh ma di covid si muore!” perché si muore di molte cose ma in questa situazione è la prima volta che ci troviamo proprio perché metteva in crisi la risposta del nostro sistema sanitario (distrutto da decenni di scelte consapevolmente dannose). Di conseguenza, siamo sicuri che se una cura c’era avremmo accettato di partecipare ugualmente a questa campagna di vaccinazione di massa a scatola chiusa facendo partecipare anche i nostri figli?

Punto numero 3.
Se una cura c’era pensate avrebbe retto ugualmente la narrazione bellica del “siamo in guerra” “nessuno invochi la libertà” “staniamo i non vaccinati” “il vaccino è l’unica arma che abbiamo” eccetera eccetera?

Punto numero 4.
Parimenti, avremmo avuto lo stesso numero di morti? Avremmo avuto bisogno di tutte queste restrizioni della libertà? Avremmo dovuto sospendere presso i nostri ospedali ogni altro intervento di diagnosi e di cura? Avremmo dovuto tenere i docenti e i medici senza lavoro e senza dignità? Avremmo dovuto piazzare gli scanner del lasciapassare davanti i posti di lavoro, le librerie, i musei, le banche, i negozi, gli autogrill e gli ospedali? Le domande a non abortirle con la tachipirina vengono da sè.

Ovvie conseguenze di tutti questi punti:

- molte persone sono morte abbandonate a sé stesse in totale solitudine nelle mani di medici su cui gravava il divieto di somministrare loro cure adeguate (o almeno di provarci!) grazie al protocollo raccomandato “Tachipirina e vigile attesa” e, dunque, solo per una ragione politico/economica. Va bene, non era loro imposto ma solo raccomandato, allora come mai chi non lo ha rispettato (a ragione) è stato punito e messo alla gogna?

- noi siamo in guerra da marzo 2020. La medicina è stata solo l’arma usata in questa guerra. La campagna di vaccinazione è stato un arruolamento della popolazione e lo dimostra il fatto che chi vi ha partecipato ha ricevuto premi e attestati al valore da esibire in pubblica piazza (oltre ai privilegi, dato che anche questi cittadini purtroppo, come tutti, i diritti li hanno persi) mentre chi non vi ha partecipato è stato trattato alla stregua di un disertore/traditore pur non avendo sul piano giuridico nessuna — e dico nessuna — differenza rispetto a chi invece vi ha partecipato
- siamo stati inondati da un mare di menzogne da tutti i politici, dal presidente della repubblica, dal presidente del consiglio e dai principali organi di stampa
- abbiamo partecipato attivamente alla dissoluzione del nostro stato liberale aderendo alla menzogna del lasciapassare e accettando qualsiasi tipo di imposizione e misura, nonostante fossero (da sempre) quasi sempre illogiche e (alla luce delle nuove verità ufficializzate) incontrovertibilmente inutili
- il danno al tessuto sociale, alla nostra psiche, all’economia, alla scuola, alla politica, al diritto è serio e irreparabile
- come aveva ben compreso Agamben sin dall’ inizio imporre il vaccino a tutta la popolazione mondiale era funzionale a tesserare tutti (e non il contrario) e a introdurci a gamba tesa in questa realtà ipervigilata e ipercontrollata seppellendo per sempre le nostre democrazie liberali.

Possibili spunti per il presente e il prossimo futuro per persone di buona volontà che possono sbagliare ma non intendono persistere nell’errore:
- non votare coloro che hanno fatto tutto questo ossia tutta la sinistra e tutta la destra (i cinque stalle non c’è nemmeno bisogno di citarli, o si?)
- ascoltare i filosofi e gli intellettuali veri (non quelli che recitano questo ruolo) anziché deriderli, perché porsi domande di senso è il loro mestiere
- tornare a capire che ognuno di noi ha il diritto/dovere di informarsi e dire la sua anche se non fa parte di quella specifica schiera di poeti di corte all’uopo designata e anche se non ha una qualifica prestabilita, diversamente nessuno di noi potrebbe farsi un’idea su nulla e dovrebbe delegare qualsiasi presa di posizione su qualsiasi argomento ad altri. Quindi non ha senso senso continuare a ripetere frasi come “sei scienziato tu?” “sei politologo tu?”. Non siamo nulla di tutto ciò ma sappiamo pensare e farci un’idea sulle cose e potremmo decidere per noi stessi e per i nostri figli persino se non ne fossimo in grado
- concedersi il diritto di essere incazzati. Si, lo siamo! Da quando essere arrabbiati è un problema? Anche Gesù si arrabbiava! Dinanzi a tutto questo tu non lo saresti? Anzi… non lo sei? E se non lo sei, come mai… di grazia?

Conclusione.
Tutto questo è atroce? Si, ma fare finta di nulla è la cosa cosa più più atroce di tutte.

Soluzione.
Svegliarsi non dall’incubo ma nell’incubo. Convivere con la notte e sapervi accendere dentro una piccola stella.
Voi direte? Tutto qui?
Si!
Il problema principale che abbiamo oggi è questa radicale e assoluta mancanza di chiarezza. Non può esistere chiarezza perché non esistono più parametri condivisi. Tutto è sacrificabile in nome di una determinata visione. Tutto è vero o falso in nome di quella visione. Così può darsi che abbiamo tutti un po’ torto e un po’ ragione… e questo accade nello stesso momento in cui parole come “scienza” e “dati” vengono abusate come non mai.
I due postulati: “abbiamo solo il vaccino” e “esiste una cura” non possono convivere. A ognuno di noi è dato scegliere: se aderire a una narrazione — difendendola a qualsiasi costo — o se far restare l’anima immacolata.
Non esistono terze vie.

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Ente politico, etico e civile per la tutela dei diritti umani.