Chi era Darya Dugina e chi è suo padre Aleksandr Dugin

Verità & Riconciliazione
5 min readAug 23, 2022

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Non limitatevi a credere, ragazzi: conoscete.
Ray Bradbury «Ritornati dalla polvere»

Sabato venti agosto la politologa, giornalista e attivista russa Darya Dugina — meglio conosciuta come Darya Platonova — mentre era di ritorno dal festival letterario e musicale Tradition, dove era presente come ospite d’onore, è rimasta uccisa ad appena trent’anni in un attentato che ha coinvolto l’auto su cui viaggiava a Bolshiye Vyazemy, un villaggio vicino Mosca.

In base ad alcune fonti non nel mirino degli attentatori vi era suo padre, il filosofo, politologo — e secondo i principali organi di stampa italiani ideologo di Putin- russo Alexander Dugin. Questa tesi non appare al momento confermata. Ci pare possibile altresì escludere che il filosofo facesse parte del circuito intellettuale di Putin dal momento che tra i suoi referenti culturali troviamo figure come il pensatore Ivan Il’in, il filosofo Nikolaj Berdjaev e l’etnologo Lev Gumilev, ma tra questi non compare Dugin.

Nel video che riportiamo si vede il momento dell’esplosione dell’ordigno a cui assiste il padre in preda alla disperazione.

Il dibattito mediatico e politico come sempre accade si è polarizzato intorno a due posizioni ed ha individuato i responsabili quando nella Russia di Putin quando nell’asse di potere che lega Stati Uniti, Nato e Ucraina.

Secondo la prima concezione i responsabili dell’omicidio sarebbero personaggi interni alla Russia in funzione anti Putin. A questo proposito sul Guardian leggiamo le dichiarazioni di un ex membro della Duma, Ilya Ponomarev, secondo cui i mandanti e organizzatori dell’attentato sarebbero i cosiddetti “partigiani russi”, gruppo clandestino attivo nel territorio russo per rovesciare il governo di Putin.

Secondo la seconda concezione, i responsabili sarebbero invece i servizi segreti ucraini. Il Servizio di Sicurezza federale russo ha inviato le risultanti di una prima fase investigativa al Comitato Investigativo della Federazione Russa, risultanti che inchioderebbero proprio i servizi segreti ucraini. A questo proposito il 22 agosto sull’Interfax russa veniva pubblica la seguente dichiarazione rilasciata dal Centro per le relazioni pubbliche (CSP) del Servizio di sicurezza federale: «Il Servizio di sicurezza federale della Federazione Russa, a seguito di un complesso di misure urgenti di ricerca operativa, ha risolto l’omicidio della giornalista russa Darya Dugina, nata nel 1992».

Nel dettaglio, secondo questa ricostruzione, la responsabile sarebbe Vovk Natalya Pavlovna, ucraina giunta in Russia il mese scorso accompagnata da sua figlia, Shaban Sofia Mikhailovna. Le due donne avrebbero pedinato e scortato la vittima sin dai momenti precedenti la sua partecipazione al festival, ove anche loro sarebbero state presenti.

Vovk Natalya Pavlovna

Questa visione era stata previamente esposta da Denis Pushilin capo della Repubblica di Donetsk. Nel merito la portavoce del Ministero degli esteri russo, Maria Zakharova, aveva detto che le forze dell’ordine russe stanno portando avanti un’indagine su quanto accaduto e qualora questa pista dovesse essere confermata ci troveremmo difronte ad una «politica di terrorismo di stato compiuta dal regime di Kiev».

Certo è che l’attentato non è stato mai rivendicato, caratteristica essenziale di ogni attentato politico. Allo stesso modo il governo ucraino — nella figura del capo dell’ufficio del Presidente ucraino Mikhail Podolyak — ha negato ogni sua responsabilità nell’attentato.

Nonostante sia impossibile avvicinarsi alla verità storica su quanto accaduto in tempi più o meno brevi ci appare possibile ricondurre l’attentato al clima politico e culturale ormai insostenibile che si respira e che esplode geograficamente sui territori di Ucraina e Russia, pur essendo in realtà molto più vasto.

Ci appare, inoltre, doveroso mantenere non solo il dovuto senso di pietas nei confronti della vittima e del di lei genitore, orfano di figlia e quindi immerso in una delle esperienze umane più insostenibili, ma anche restituire loro un’immagine quanto più possibile reale e scevra da qualsivoglia manipolazione, sia nell’ottica della demonizzazione sia della mitizzazione.

A questo scopo abbiamo indagato sulle loro vite e vi proponiamo qui dei brevi video che potrete visionare affinché ognuno di noi possa conservare di loro un’idea quanto più possibile originale e scevra da qualsiasi condizionamento.

Darya aveva appena trent’anni, era infatti nata nel 1992 e si era laureata in filosofia dedicandosi nella tesi di laurea all’approfondimento della figura e delle opere di Platone. Proprio da questa sua passione derivava l’appellativo Platonova. Come si evince da questa intervista condotta da Maya Nogradi, una delle sue ultime in italiano, Darya proprio come suo padre era molto impegnata sul piano sociale e politico, aveva collaborato con il Movimento Euroasiatico, ed era articolista presso diversi giornali. Sosteneva la Russia nell’operazione militare condotta in Ucraina, invasione da lei intesa quale strategia difensiva di un’idea di mondo russo e soprattutto di mondo multipolare da frapporre alla unipolarismo totalizzante statunitense. A causa di questa sua posizione e del fatto di essersi recentemente recata in Donbass con un gruppo di giornalisti internazionali era stata inserita nella lista nera dei sanzionati da USA e Gran Bretagna con l’accusa di “disinformazione”.

Suo padre, dal suo canto, come si evince da questa intervista rilasciata alla tv italiana promuove una visione politica e filosofica in netto contrasto al globalismo e al liberalismo, visioni del mondo cui contrappone un sistema di potere e culturale fondato sull’unione di sovranismo e populismo. All’unipolarismo statunitense e anglo-sionista, di cui la NATO rappresenta la cruenta espressione militare, Dugin contrappone la visione di un molto multipolare in cui ogni Stato e ognicoalizione di Stati possano essere indipendenti dagli altri, nel rispetto della sovranità di ciascuno, e in cui dunque la Russia possa mantenere la propria forza politica, culturale e spirituale.

Sul piano filosofico Dugin si rifà agli studi dei filosofi perennialisti, tra cui Julius Evola e René Guénon. Sul piano geopolitico è molto vicino al neoeurasiatismo, alla Teoria del Mondo Multipolare (TMM) e alla Quarta teoria politica, teoria che prende il nome dell’intento di superare le ideologie del Novecento (comunismo, fascismo e liberalismo).

Nonostante in Italia i principali esponenti politici e le più importanti testate giornalistiche non abbiano espresso solidarietà e partecipazione rispetto a quanto accaduto, noi pensiamo sia fondamentale farlo, indipendentemente anche dalle nostre — tutte legittime — convinzioni sulla guerra in atto e/o sull’episodio specifico.

Solo questo sentimento e questi intenti condivisi possono, infatti, rappresentare un terreno comune di confronto e di scambio, fondato soprattutto su valori non negoziabili e non censurabili, che potrebbero nel medio lungo periodo rappresentare una speranza politica, militare e soprattutto etica e culturale per questo occidente in cancrena e per l’intera umanità.

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Ente politico, etico e civile per la tutela dei diritti umani.